Ciabatte Clariane
Vaschetta di Biscotti da 330 gr.
La saporita pasta frolla, insieme al finissimo cioccolato, garantisce un ottimo prodotto, adatto per colazione e dessert.
Vaschetta di Biscotti da 250 gr.
Dalla storica tradizione di san Francesco, nascono questi biscotti, tanto graditi dal santo, al punto di richiederli prima della morte. Ingredienti classici e tradizionali, che mescolati insieme, danno origine a dei biscotti saporiti e gustosi, apprezzati nel tempo.
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Vaschetta di Biscotti da 250 gr.
Dalla storica tradizione di san Francesco, nascono questi biscotti, tanto graditi dal santo, al punto di richiederli prima della morte. Ingredienti classici e tradizionali, che mescolati insieme, danno origine a dei biscotti saporiti e gustosi, apprezzati nel tempo.
I biscotti, realizzati dalle sapienti mani delle Figlie di Santa Chiara vengono prodotti utilizzando materiali di ottima qualità, senza coloranti, addensanti, dolcificanti o altro che non sia prodotto fresco e genuino. Quando assaggi i biscotti delle sorelle Clarisse assapori il gusto vero del biscotto artigianale. Un sapore di cui non riuscirai a fare a meno.
Ingredienti: Farina di grano tenero tipo ’00’, Mandorle, Zucchero, Strutto, Uova, Scorza d’arancia candita, Miele, Cannella, Lievito.
Prodotto in un laboratorio che utilizza anche frutta a guscio e solfiti. Gli ingredienti evidenziati possono creare reazioni in persone allergiche o intolleranti
Imballo primario: Vaschetta salvafreschezza per alimenti.
I mostaccioli erano il dolce preferito da san Francesco, a tal punto che li desidera prima di rendere l'anima al Padre.
Di seguito, per chi è interessato, riportiamo un passo importante estrapolato dal libro "I Baci non dati" di Ermes Ronchi.
Diversamente dai luoghi comuni, la vera amica di Francesco d'Assisi non è Chiara. Quella che lui desidera accanto, che manda a chiamare quando sente vicino «il fine della vita mia», l'amica che spesso l'ha accolto in casa sua, quella dei piatti speciali, per la quale viene anche sospesa la clausura, è Iacopa dei Settesoli, una nobile romana, vedova di Graziano Frangipane. A lei è indirizzata l’ultima lettera dell’uomo Francesco, per lei l’ultimo scritto del santo. Santità e umanità coincidono. I santi sono la proposta di nuove ipotesi di umanità. Francesco è stato portato nell'infermeria di Santa Maria degli Angeli: Santo Francesco chiamò a sé uno dei compagni e sì gli disse [...]: «Và dunque e reca il calamaio e la penna e la carta, e iscrivi com'io ti dico». E recato che li ebbe, santo Francesco dètta la lettera in questa forma: «A madonna Iacopa serva di Dio frate Francesco poverello di Cristo salute e compagnia dello Spirito santo nel nostro Signore Gesù Cristo. Sappi, carissima, che Cristo benedetto per la sua grazia m'ha rivelato il fine della vita mia, il quale sarà in brieve. E però se tu mi vuoi trovare vivo, veduta questa lettera, ti muovi e vieni a Santa Maria degli Agnoli; imperò che, se per infino a cotale dì non sarai venuta, non mi potrai trovare vivo. E arreca teco panno di cilicio nel quale si rinvolga il corpo mio, e la cera che bisogna per la sepoltura. Priegoti ancora che tu mi arrechi di quelle cose da mangiare, delle quali tu mi solevi dare quand'io era infermo a Roma». E mentre che questa lettera si scriveva, fu da Dio rivelato a santo Francesco che madonna Iacopa venia a lui ed era presso al luogo e recava seco tutte quelle cose ch'egli mandava chiedendo per la lettera. Di che, avuta questa rivelazione, disse santo Francesco al frate che scriveva la lettera, che non iscrivesse più oltre, poiché non bisognava, ma riponesse la lettera [...]. E madonna Iacopa se ne va diritto alla infermeria e giugne a santo Francesco: della cui venuta santo Francesco ebbe grande allegrezza e consolazione.
Francesco sa di morire e vuole che sorella morte lo colga ben vivo; convoca allora, insieme ai fratelli, anche l'amica attorno al suo letto. Convoca l'amicizia, sorgente di vita, convoca le cose e le persone che gli hanno dato più gioia e senso. In questo elenco fattosi breve, umanissimo e dolce, Iacopa. Iacopa ha portato il panno di cilicio in cui avvolgere il corpo per la sepoltura, i ceri e i «mostaccioli», dolcetti di miele e mandorle, dei quali Francesco ha confessato con semplicità il desiderio. Una preghiera che l’amica aveva già esaudito, prima ancora che le giungesse all’orecchio, perché l’amore sa anticipare i desideri dell’amato, perché nessuno ti conosce così a fondo come l'amico. Perché l'amore è conoscenza, sosteneva Guglielmo di Saint-Thierry, «amor ipse intellectus». Perché l'amicizia custodisce con cura piccoli segreti, piccole consuetudini delicate e sorridenti, che più che rivelare una debolezza, recano la memoria di giorni condivisi, sono la memoria della vita. Di quando la vita celebrava la sua festa attraverso i riti dell'amicizia. Non dei biscotti ha desiderio Francesco, ma della mano che li porge. Neppure della mano ha bisogno, ma del cuore che guida la mano. L’amicizia è qui ricondotta al suo nocciolo: un prendersi cura dell'altro. Nella Bibbia la discriminante non è tra vivere o morire, tra vincere o perdere, ma tra esistere affidati a Qualcuno, oppure esistere affidati esclusivamente alle cure di se stessi. Madonna Iacopa viene come simbolo di Colui che si prende cura, l'amicizia appare come uno dei sensi profondi del vivere, come simbolo dell'Assoluto. Amico è un nome di Dio. Amicizia un nome della vita vera. Iacopa porta all'amico la sua tenerezza, perché anche la morte corporale diventi sorella
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